Poco tempo ho partecipato a un corso per ragazze gestanti organizzato da un’azienda di prodotti premaman e bimbo. In sé l’evento è stato gestito in modo molto professionale e intelligente, per quanto -ovviamente- improntato in modo sottile sulla vendita dei prodotti. Per questo continuo a preferire le lunghe chiacchierate con l’ostetrica dell’ASL, ma non voglio parlarvi di questo, bensì di altri argomenti per me nuovissimi e sconcertanti come sempre.
Ciò che mi ha affascinato durante l’incontro è la tripartizione convenzionale delle fasi emozionali della gravidanza, che poi combacerà con i primi nove mesi di vita del bambino o della bambina:
- Primo trimestre: il conflitto.
La confusione sarà il comune denominatore della mente e del corpo; se da una parte avremo la percezione disordinata del futuro, del lavoro, della nostra vita, dall’altra (che poi è la stessa parte!) il nostro corpo sarà in balìa di ondate ormonali che ci faranno avvertire un po’ di nausea e un po’ di stanchezza.
- Secondo trimestre: l’armonia.
Trascorsi i mesi più altalenanti, sarà tutto un’esplosione di gioia e serenità. Il bimbo -o la bimba- inizierà a farsi sentire e noi vivremo in modo più radioso il cambiamento del nostro corpo.
- Terzo trimestre: la separazione.
Adesso abbiamo un rapporto sereno e maturo col piccolo calciatore, quindi inizieremo a desiderare (e sognare!) di conoscerlo davvero, tenerlo in braccio e iniziare la nostra nuova avventura in tre: il nanetto, noi e il nostro gioiosissimo compagno.
…Serously?!
Io avrei dato ben altre definizioni, e vi racconto senza troppi luoghi comuni le mie fasi emozionali della gravidanza.
- Il prequel, ovvero tutta la nostra vita fino al momento del test: l’illusione.
Ci hanno raccontato la storia che la gravidanza sarà il periodo più luminoso della nostra vita, ma vi ho già raccontato in questo post che ci sono periodi in cui mi sono sentita spensierata, abbronzata dai miei stessi abbaglianti sorrisi, ubriaca d’amore e di vita; spesso questi momenti sono stati coincidenti con la pratica del mettere al mondo un bimbo, con diversi risultati. Comunque, in modo subdolo, i racconti permeavano nelle mie convinzioni.
- Primo trimestre: quel po’ che ricordo è la nausea.
Eccoci al momento della verità: senza forze, con lo stomaco ribaltato, nervosa perché “se già sto così, come diavolo farò quando ci sarà un nanetto urlante in casa?” Tranquille, poi passa.
- Secondo trimestre: la disillusione.
Al secondo giorno della tredicesima settimana, ovvero il giorno in cui comincia il secondo trimestre, ci svegliamo tutte sorridenti, convinte che è finito tutto. Ci renderemo conto solo più là che il confine non è netto, ma quello che non ci aspettiamo è ciò che non ci hanno mai detto: scopriremo che il nostro adorabile pancino, che finalmente sta iniziando a far capolino, porterà con sé il mal di schiena (io sono rimasta bloccata un mese intorno alla ventesima settimana, ovvero quando è “esploso”), le emorroidi, che potranno figurare per la prima volta nella nostra vita (ancora ringrazio ogni divinità di non averle avute), la cellulite frutto della ritenzione idrica nonostante i due litri di acqua al giorno bevuti a forza, le smagliature nonostante i miliardi investiti in creme, la nausea che non sempre passa.. Quando tenti di farlo notare a una giàmmamma ti sentirai rispondere “beh, sei incinta, è ovvio no?” E perché non me l’avete mai detto?
- Terzo trimestre: la rassegnazione e il vero conflitto.
Dormire diventerà sempre più difficile; il mal di schiena non è più sempre presente, ma quando ritorna, cavoli se si sente; qualcuna trova affascinanti le smagliature perché parlano della propria nuova vita (come l’orgoglio maschile delle cicatrici preferibilmente in volto); la via crucis notturna letto-bagno sarà un modo per fare esercizio fisico; le caviglie gonfie troveranno scarpe nuove (evviva lo shopping, no?); la stanchezza troverà nuove forme per presentare il conto. “Beh, sono incinta, è ovvio no?” E per me, il vero conflitto. Le giàmmamme mi hanno detto che adesso è più bello perché il nano non c’è, “vedrai dopo quanto rimpiangerai la tua vita, il tuo sonno, la tua doccia”. Ah, ecco. Ma quand’è che è viene la parte figa? In fin dei conti la cellulite mi piace anche se il sequel è stato spoilerato così.
Ma quindi è così terribile la gravidanza?
No.
Adoro la mia pancia, l’importante è non guardare mai una foto di sei/sette mesi fa per non sentirmi enorme. Ma dimagrirò (vero?!). C’è da dire che adesso, per la prima volta, posso mangiare come una cafona e mi faranno sempre i complimenti per la pancia: cioè, quando ricapita? Il brufoletto causa ormoni-pazzi e le occhiaie causa tutto-quello-che-ho-elencato si nascondono col make-up e i calcioni sono divertenti, li farei sentire a tutti a costo di risultare una palla al piede. Sarà che non avevo mai sentito una pancia scalciante.
Tutto questo per dire: noi che sappiamo, divulghiamo le verità del nostro quotidiano. Non è demoralizzante, non ci sarà un crollo delle nascite per questo, ma non raccontiamo favolette alle povere ragazze ignare.
Con amore e tanta panza,
la vostra Vi.
Io la disillusione più grande l’ho avuta sul post-gravidanza. Nessuno che mi avesse avvisato sui famosi (per me mille volte peggio della gravidanza, delle nausee e del parto messi insieme) 40 giorni successivi al parto, nessuno che mi avesse avvertito che non sarei necessariamente tornata quella di prima (lo so, è anche colpa mia, fatto sta che i chili di troppo non se ne sono andati tutti, e io non ho ancora trovato l’energia per pensare di smaltirli), nessuno che fosse riuscito a farmi capire quanto è dura non poter dormire quando vuoi. La cosa bella è che non importa: ne vale la pena, e sì, rifaresti tutto da capo – tant’è che ormai da qualche settimana ci sono ricascata anche io – ah ma non mi fregano, questa volta…! 😉